giovedì 7 agosto 2014

Rete padrona. Amazon, Apple, Google & co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale di Federico Rampini (Feltrinelli)



Siamo sicuri che la rivoluzione digitale ci abbia reso più liberi? O abbiamo nuovi padroni, e non ce ne siamo neanche accorti? Ce lo racconta Federico Rampini in questo suo nuovo libro illuminante. Il motto di Google è “Don’t be evil”, “Non essere cattivo”. Sembrava un simpatico slogan progressista quando Brin e Page erano due ragazzi intraprendenti che avevano messo su una bella azienda. Oggi Google è un gigante, conosce tutte le informazioni del mondo, comprese le nostre email, le nostre amicizie, le nostre passioni – e il suo motto comincia ad assumere una sfumatura minacciosa. Federico Rampini ha vissuto nella Silicon Valley nei primi tempi della new economy e ha sempre seguito con attenzione i temi del digitale e della rete. Ma quello che una volta sembrava contenere in sé i semi di una nuova economia, più favorevole al consumatore e più competitiva, e di una nuova società, più aperta e informata, oggi si presenta ai suoi occhi in modo molto diverso. Ormai siamo tutti connessi, sempre, e la nostra attenzione è diventata sempre più superficiale, la nostra vita sempre più multitasking, la nostra privacy sempre più esposta allo sguardo virtuale di amici e non solo. Mentre Facebook utilizza foto, testi, ricordi, emozioni dei suoi milioni di utenti per poterli vendere sempre meglio ai pubblicitari e alle società di marketing, Amazon minaccia non solo le librerie, ma gli editori stessi (e nei suoi magazzini le condizioni di lavoro sono molto discusse) – e intanto i cosiddetti “nativi digitali” vivono in un mondo dominato da “app” che sembrano poter colonizzare ogni aspetto della loro vita. I giganti del web sembrano non porsi limiti nella loro corsa alla supremazia: vogliono mappare tutte le informazioni del mondo, connettere tutte le persone del mondo, essere il negozio unico per tutto il mondo, occupare il tempo libero di tutti. Ma possiamo permettere che tutto sia nelle mani di pochissimi? Che le nostre vite intime, professionali, politiche siano affidate alle grandi aziende digitali? E che succederebbe se dovessimo scoprire che alcune di loro sono diventate davvero cattive?

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